Comunicare male è peggio che non comunicare

Per le organizzazioni di volontariato così come per le piccole aziende vi sono una serie di errori, fondamentali, da evitare nell’attività di comunicazione in senso lato:

ASSENZA DI OBIETTIVO

Ciascuna azione è finalizzata al raggiungimento di uno scopo. Se non definiamo gli obiettivi che ci prefiggiamo di raggiungere nella comunicazione della nostra organizzazione, sia in senso generale che specifico (ad esempio con riguardo a un evento) rischiamo di produrre una comunicazione non efficace, che non raggiunge il target e non informa;

CHIAREZZA

Non esser chiari, nelle comunicazioni promosse, genera l’effetto completamente opposto. Se non pubblichiamo e diffondiamo informazioni chiare e semplici da comprendere i nostri interlocutori, volontari, soci e utenti generici, rimangono confusi e a lungo andare non seguono più le nostre attività. Occorre sintetizzare invece quello che è il messaggio che intendiamo dare e, di conseguenza, disporre di un team capace di scrivere contenuti in maniera efficace ed esaustiva.

TARGET 

Ciascuna comunicazione sia che si troviamo in un’associazione, che in un’azienda deve saper individuare, anzitutto, i target di riferimento, coloro che sono i destinatari effettivi della comunicazione, sia in senso alto e sia individuando soggetti specifici (magari suddivisi per settore e/o area di interesse). Genericamente ci si affida a un lavoro, continuo, di “mappatura degli stakeholder” per monitorare tutti i soggetti con cui, come associazione, entriamo in contatto al fine di 

  1. capire con chi ci relazioniamo in generale; 
  2. chi sono i nostri utenti;
  3. come “personalizzare” la comunicazione in base ai target affinché risulti quanto più efficace possibile (in termini di condivisioni e risposte a una specifica call to action). 

Non farlo equivale a non aver obiettivi.

FOCUS

Una comunicazione efficace che sia tale deve evitare di disperder energie su contenuti poco coerenti con quella che è l’attività dell’associazione. Bisogna concentrarsi nella produzione di contenuti efficaci e tarati, in maniera specifica, che rendono bene all’utente, potenziale donatore, quali sono le attività che proponiamo, allo stesso modo in cui è fondamentale chiarire, bene, quella che è la nostra identità. Il focus deve intendersi non solo nel contenuto ma anche negli strumenti: mancare di considerazione, ovvero non prevedere messaggi diversi a seconda degli strumenti (es. sito web, social, carta stampata) significa non riuscire ad esser incisivi perché è come parlare due lingue diverse.

ENGAGEMENT

La comunicazione efficace si basa sulla capacità di poter esser condivisa, promossa, veicolata e stimolare alla conversione ovvero alla realizzazione di specifiche azioni (es. diventare un socio dell’associazione oppure fare una donazione). Se non progettiamo la nostra comunicazione anche nell’intento di favorire l’engagement dei nostri target di riferimento (volontari, soci o potenziali donatori) rischiamo di non raggiungere gli obiettivi e di, letteralmente, fare un buco nell’acqua.

CONCLUSIONI

Si tratta di errori che tutti quanti, prima o poi, possiamo commettere in diversi casi. Importante è saperlo e compiere le giuste mosse per evitarli e far in modo che, come detto, comunicare non risulti peggio di non comunicare. 

Ragionando, inoltre, anche in termini strategici di sviluppare sempre coerenza tra quello che è il contenuto della Comunicazione Interna (verso soci, componenti del direttivo) e quello che invece è ciò che promuoviamo in Comunicazione Esterna (sia quella online che offline). 

Passaggio fondamentale è considerare, infine, che tutte le attività che abbiamo suggerito poco prima non sono da intendersi una tantum ma devono esser inserite in un quadro complessivo di sviluppo di lungo periodo con un approccio flessibile attraverso cui l’associazione periodicamente analizza la propria comunicazione, il relativo impatto e vi appronta i necessari cambiamenti. Nell’ottica, semplicemente, di un continuo percorso di apprendimento e, dunque, miglioramento.


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